Pratica umana malvagia alla base della costruzione del Principio di Responsorialità
Ho deciso di scrivere un articolo riguardo la pratica umana malvagia (argomento svolto nel corso di Pedagogia) in relazione con i principi che hanno fatto fondare il Principio di Responsorialità (argomento affrontato nel corso di Antropologia Culturale).
Per “pratiche umane malvagie” si intende la pratica razzista, di schiavitù, delle torture, della mafia e del genocidio. Ci sono pratiche che si basano sulle competenze ma non sono esse che incidono sulla bontà di una pratica stessa. Di queste pratiche malvagie se ne occuperà anche Anton Weber che distinguerà due tipi di etica: etica dell’intenzionalità dei principi (svolgo un fine senza pensare alle mie conseguenze, rischio di rimanere fermo su alcuni principi senza riportarli nella pratica; etica delle conseguenze (la bontà etica dipende dalle conseguenze dell’azione senza mediazioni e intenzioni). Weber idealizza questi due principi perché nel XX secolo si agiva solamente secondo un’etica intenzionale dei principi che portò anche all’olocausto (Hitler voleva la supremazia della razza ariana arrivando fino al genocidio degli ebrei). Questo ci fa capire come la pratica umana malvagia può essere legata all’etica dell’intenzionalità le quali ambedue ci portano a ragionare secondo una mentalità del “tutto ciò che è tecnicamente possibile diventa valido” senza ragionare sulle conseguenze e sui mezzi utilizzati per la realizzazione di un determinato fine. Di fatto il Principio di Responsorialità (stabilito da Hans Jonas nel 1979) ci porta ad immergerci nella prospettiva dell’uomo “responsoriale” e quindi chiamatp a realizzarsi e a rispondere agli appelli fuori di se ma sopratutto un uomo che da più importanza all’essere piuttosto che al suo agire (cosa che non accade nelle pratiche umane malvagie). Quindi per essere uomini eticamente corretti, responsorial, bisogna agire verso un fine pensando usando i mezzi adeguati e riflettendo sulle conseguenze diventando individui anche responsabili (in grado di saper riflettere su ciò che si sente e di intervenire in modo decisivo).
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