EDUCARE ALLA GENTILEZZA

Credo che ognuno di noi abbia un costante bisogno di ricevere gentilezza, un caloroso buongiorno al mattino ci mette di buon umore per affrontare la giornata in pace con noi stessi e con gli altri.
Un mondo senza gentilezza è un mondo buio, perché essere gentili significa essere fiduciosi. Ormai siamo diventati tutti poco attenti alle buone maniere: “grazie”, “per favore”, “prego” o un semplice “posso?”, sono faticosi da pronunciare.
Ha ragione Goethe a dire che la gentilezza è la catena forte che tiene legati gli uomini, infatti gentilezza vuol dire tolleranza, empatia contro presunzioni e arroganza. Dovremmo essere gentili con tutti gli esseri viventi per aprire la mente ed il cuore al resto del mondo superando solitudine e paura.
La gentilezza ci rende altruisti e sensibili, a volte è scambiata per debolezza, ma in realtà è espressione di forza interiore e quindi della vera forza.

Essere gentili significa avere a cuore il benessere degli altri. Vuol dire imparare a comprendere i bisogni di chi ci sta intorno e cercare di soddisfarli. Educare alla gentilezza, quindi, equivale ad aggiungere gocce di empatia nel carattere di una persona. L’educazione alla gentilezza deve essere insegnata in età molto giovane, da bambini. Solo così il bambino crescerà con una premura, rispetto ed alcuni valori indispensabili per la vita

Insegnare la gentilezza ad un bambino significa abituare ad ascoltare con il cuore, prima ancora che con la testa. Significa insegnargli a essere un adulto premuroso, attento e responsabile.

Ma come si educa alla gentilezza?
Un noto psicologo, Richard Weissbour responsabile del progetto Making Caring Common alla Harvard University, ha rilasciato alcuni consigli per educare alla gentilezza:

L’IMPORTANTE È CHE TU SIA GENTILE
Weissbour spiega che non bisogna catalizzare la vita di un bambino nella felicità, ma nella gentilezza. Perchè?
Perché la felicità personale, infatti, che si disinteressa della felicità altrui, sottende un egoismo di fondo che potrebbe trasformarsi in un comportamento pericoloso: l’importante è che stia bene io.
La felicità che, invece, deriva dalla gentilezza, dall’essere sempre stati attenti al benessere altrui, ha a che fare con l’altruismo e, di fatto, con un comportamento empatico verso il mondo.

SII GRATO E RINGRAZIA SEMPRE
Insegnare al bambino a ringraziare dopo aver ricevuto una gentilezza, significa abituarlo a riconoscere la gentilezza nei suoi confronti e abituarlo a esserne grato. Riconoscere la gentilezza degli altri nei nostri confronti, vuol dire gettare le prime basi per passare dal riconoscimento all’azione.
Ecco perché non occorre premiare un bimbo che ci aiuta in casa o che si prende cura del fratellino più piccolo, ma ringraziarlo sempre per il suo gesto si. Mostrargli la propria gratitudine sì. E abituarlo, con piccoli compiti commisurati all’età, ad aiutare gli altri, a svolgere piccole azioni quotidiane che siano un sollievo per chi gli sta intorno.

ALLARGA I TUOI ORIZZONTI
Il nostro mondo e quello del bambino non ricopre solo la piccola cerchia di familiari, ma comprende anche il/la vicino/a e il/la compagno/a di scuola. Quindi bisogna educare il bambino ad essere gentile non solo nei confronti dei propri familiari ma anche nei confronti di persone esterne all’habitat familiare (dalla vecchina in fila alla cassa al bambino di colore che non parla una parola di italiano).

DIAMO IL BUON ESEMPIO
Predicare gentilezza e comportarsi in modo egoista è il modo migliore per fallire nel proprio intento. Se vogliamo ottenere da un bambino il meglio, dobbiamo dare il meglio. E l’educazione e il rispetto per gli altri si imparano anche attraverso l’imitazione. Se vogliamo crescere figli gentili, dobbiamo essere gentili.

Studente FSE - creato da SG 17/9/19

1 commento su “EDUCARE ALLA GENTILEZZA

  1. Ritengo che questo argomento, relativo all’educare alla gentilezza,sia fondamentale soprattutto nella società di oggi. Infatti io spesso noto come le persone si siano dimenticate di cosa sia la gentilezza intesa come azione caritatevole, basata sul fine di amare l’altro e farlo sentire amato e accolto. Di conseguenza nel cuore dell’uomo c’è questa necessità di amare e essere amato che non si spegnerà mai ma può allo stesso tempo affievolirsi o al contrario riaccendersi.Ecco perchè qualche volta noto con piacere che in alcune occasioni quotidiane se le persone magari più restie e fredde vedono davanti ai loro occhi un gesto di gentilezza, in loro si riaccende questa fiamma di amore.Queste sono le scene più belle da osservare perchè ci fanno capire come nell’uomo la speranza è l’ultima a morire, ma soprattutto che la morte ,in questo caso psicologica delle persone che hanno dimenticato cos’è l’amore,può essere sconfitta dall’amore.

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