La mia valigia…..
Oggi alla vigilia degli esami mi sento di scrivere qualcosa forse non proprio appropriata perchè non è un vero e proprio articolo ma più una riflessione personale. Sono arrivata alla conclusione del primo anno, carico di sentimenti contrastanti, perchè a differenza di molti di voi la mia carriera universitaria è iniziata in età adulta con consapevolezze diverse e obiettivi ben definiti e questo semestre in particolare questo corso mi ha fatto capire che ho finalmente intrapreso la strada giusta perchè sto facendo la teoria su cose che io ho già vissuto in pratica in ogni capitolo ho rivisto un pezzetto della mia storia in quanto ho avuto esperienze pregresse di “educatrice” in particolare nel ruolo di catechista (accompagnando i ragazzi pre-adolescenti ed adolescenti nel percorso verso il sacramento della cresima e nel post-cresima), mi piacerebbe ripercorrere insieme a voi il mio percorso tra studio e realtà…. Iniziando dal primo capitolo che tratta dei metodi e della metodologia a me completamente sconosciute quando ho iniziato il mio percorso qui ma che poi studiandole anche attraverso altre materie mi sono resa conto di averle già messe in pratica, collegandomi al secondo capitolo dove iniziamo a dare un “cuore” alla pratica educativa in quanto si inizia a sviluppare l’importanza di un educatore competente in grado di mettere al centro l’educando ed il suo sviluppo, aspetto cruciale della pratica educativa. Per me l’educatore deve sempre riflettere sulle ragioni della sua azione e della sua relazione con la responsabilità di essere competente, si è un buon educatore se si hanno eccellenti qualità. Nel terzo capitolo vediamo l’importanza della dimensione etico-sociale, distinguendo tra valori di riferimento come la famiglia e competenze nell’azione e nella relazione; vedendo il percorso motivazionale che va dalla motivazione all’azione e questo è un processo che viviamo continuamente sia nella vita di tutti i giorni ma soprattutto sull’azione educativa dov’è la motivazione della risoluzione di un problema che ci porta all’azione per raggiungere l’obiettivo. Nel quarto capitolo dove trattiamo l’importanza di interpretare l’elaborazione di un progetto educativo come processo di soluzione di problemi, sapendo descrivere le fasi principali di un processo per arrivare alla risoluzione del problema definendo il concetto di bisogno educativo, gestendo alcune esigenze e opportunità poste dal contesto culturale degli educandi e dell’istituzione educativa. Mi sono trovata spesso ad elaborare progetti insieme agli altri catechisti per esempio nell’organizzazione del campo-estivo o dei vari incontri, ponendoci un obiettivo e perseguendolo per poi raggiungerlo. Ci troviamo al quinto capitolo dove vediamo un argomento che per me è stato centro della mia azione educativa vedere come opera nei ragazzi la dimensione emozionale rispetto alla società perchè è un fattore molto importante in quella fascia di età. Nel sesto capitolo abbiamo visto come sono strutturate le varie pratiche educative quella che vedo più vicina a me è il sistema preventivo di don Bosco dove l’educando nella sua crescita ha bisogno di continua guida ed assistenza, sostegno e pazienza, accoglienza ed affetto in quanto non ha ancora raggiunto livelli di consapevolezza, maturità e perseveranza adeguati. L’immagine di tenerli per mano ed accompagnarli lungo il cammino è una scena nel quale io mi rispecchio molto se penso al mio approccio educativo con i miei ragazzi. Nel settimo capitolo c’è tutto ciò che io spero di acquisire in maniera più approfondita quindi le competenze per diventare un eccellente educatore sapere analizzare l’agire educativo valorizzando alcune prospettive filosofiche, psicologiche e pedagogiche; strutturare gli elementi costitutivi di un processo di progettazione educativa mettendone in evidenza le relazioni, la dinamica e possibili applicazioni. Nell’ottavo capitolo in cui ho vissuto un altro argomento a me molto vicino soprattutto per la fascia d’età che seguo che è l’importanza della “conversazione” a tutti i suoi livelli in quanto processo di acculturazione, socializzazione e di educazione. Un grande limite nella post-modernità sono i social ed i mass media che a volte passano messaggi facilmente fraintendibili e poco educativi spesso mi sono trovata a confrontarmi con i ragazzi su questi argomenti ed è emerso che per loro è diventato difficile confrontarsi faccia a faccia e sono facilmente influenzati dai messaggi che gli vengono trasmessi soprattutto dalla rete. Il nono capitolo tratta l’argomento della Comunità che è luogo, spazio nel quale si sviluppa una conversazione educativa che si protrae nel tempo e i cui interlocutori rimangono sufficientemente stabili e che coinvolgono rapporti interpersonali diretti. Nella mia vita l’esempio più grande di comunità è proprio la mia parrocchia e tutti i processi educativi religiosi e non che vi si sviluppano all’interno. L’ultimo capitolo tratta l’importanza della persuasione verbale che nel caso della pubblicità viene usata con accezione negativa in quanto manipolatrice. Nella mia realtà di educatore invece ho usato la persuasione in maniera positiva nei confronti dell’educando influendo la sua volontà in maniera indiretta, agendo sulle sue convinzioni, sulle sue credenze, i suoi desideri, le sue opinioni, le sue attese ed aspirazioni, i suoi valori e significati cercando di indirizzarlo verso le scelte giuste.
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