La diversità come elemento comune dell’umanità
Con questo articolo mi addentrerò in quella che è la sindrome di down, riportando una particolare situazione familiare per vedere da più vicino quali sono stati gli aspetti più importanti dell’educazione di mia zia, appunto affetta da questa sindrome.Vi riporterò quindi il percorso di mia zia visto dagli occhi dalla donna che l’ha cresciuta: mia nonna.
“La diversità è l’elemento comune dell’umanità” con queste parole mia nonna ha cominciato a raccontarmi di come tra gli elementi fondamentali, per il percorso verso l’autonomia, l’accettazione dei propri limiti aiuti a non abbattersi per raggiungere sempre più obiettivi. Altri fattori molto importanti sono stati fissare delle regole e sostenerle con fermezza, trovare stimoli che portano il ragazzo alla continua sperimentazione e ricerca di attività fruttuose e piacevoli, la stima e il riconoscimento dei traguardi superati ed infine l’affidarsi a chi ne sa un po’ di più.
Sono stati per l’appunto gli operatori professionisti dell’Associazione Italiana Persone Down che hanno seguito mia zia per insegnarle le più comuni ma necessarie operazioni quotidiane attraverso attività fatte in gruppo un pomeriggio a settimana. Come per esempio andare a cinema piuttosto che a teatro, organizzare pranzi in autonomia, conoscere il quartiere, organizzare mostre fotografiche…
Una tra le cose che più ha aiutato mia zia è stato il saper girare la propria città con i mezzi pubblici.Si procede a piccole tappe: fare il percorso con un operatore più volte poi aggiungendo sempre più pezzi che il ragazzo deve fare in autonomia, il saper individuare punti di riferimento, il saper chiedere informazioni e soprattutto a chi chiederle. Come ultimo step il ragazzo viene lasciato in un punto ignoto dicendogli di ritornare alla sede dell’associazione, ovviamente monitorati per tutta la durata del percorso da un operatore in incognito. Nonostante si sia persa più volte, mia zia non ha mai perso la forza d’animo ed è proprio questo che adesso l’ha portata ad essere una donna indipendente, che lavora, viaggia ed esce con gli amici in tutta tranquillità.
Mia zia è l’ultima di quattro figli e mia nonna sostiene di aver appreso molto dagli educatori di cui si è fidata ed affidata e che sicuramente anche gli altri figli ne avrebbero beneficiato. Ecco che comprendo quanto gli studi che stiamo conducendo siano essenziali per accrescere quelle competenze che, per qualunque professione, consentono a noi stessi di aiutare efficacemente chi ne ha bisogno e permettere a chi si rivolgerà a noi di beneficiarne.
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