Il ruolo educativo del basket
In questo articolo vorrei parlare di una mia esperienza personale riguardo al basket, sport che definisco come pratica umana sociale secondo la concezione del filosofo scozzese Alasdair MacIntyre. Per questo filosofo infatti le pratiche umane sono definite come attività umane, cooperative e socialmente stabilite che contengono beni interni, i quali sono realizzabili raggiungendo gli standard delle eccellenze proprie dell’attività stessa e che la definiscono,che sviluppano nel tempo e nella storia.
Sin da quando avevo sei anni questo sport mi ha accompagnata nelle continue fasi di sviluppo della mia identità, influenzando le mie scelte quotidiane e personali. Prima di tutto il basket in quanto sport di squadra mi ha insegnato valori(ho dunque appreso beni interni) come la condivisione, l’ospitalità, il rispetto, l’esserci per le altre persone, l’affidabilità. Il mio allenatore diceva sempre che “non si fa mai male ad aggiungere quel famoso posto a tavola per un amico di cui tutti parlano, ma che pochi mettono in pratica”: condividere nel basket significa crescere insieme, percepire quella sensazione di felicità dopo le vittorie, come una sensazione di soddisfazione dopo molti sacrifici,quella sensazione appagata da uno sguardo e, senza il bisogno di ulteriori parole, da un successivo abbraccio che in un modo o nell’altro finirà per buttarti a terra, ma anche saper accettare le sconfitte e soffrire insieme, rinchiudere la delusione in un abbraccio profondo, che in qualche modo diventa esclusivo, solo tuo e di chi quella esperienza la ha affrontata con te ; allo stesso tempo il basket mi ha insegnato che la condivisione non si limita alle quattro mura che circondano una palestra ma questa continua anche fuori dal campo , si condivide perchè se si sta con persone vere si ha il piacere di farlo.
Ma ciò che più di ogni altra cosa mi ha insegnato il basket in quanto sport di squadra è stato l’esserci per le altre persone anche nei tuoi momenti migliori: non sempre infatti i dolori o le sofferenze possono essere condivise perchè ogni individuo vive la stessa esperienza in modo soggettivo, ma si può provare a venire incontro all’altra persona, cercando di capirla e aiutandola quando si trova in difficoltà: anche nella partita migliore per te, una tua compagna di squadra potrebbe invece non essere così felice, e allora la domanda a cui solo con il tempo sono riuscita a rispondere affermativamente è :”sei disposto a rinunciare al tuo momento di felicità, per condividerne un pò con l’altro?”, ma soprattutto :”sei disposto a farlo anche fuori dal campo?”
Potrei parlare di tantissimi altri valori che il basket mi ha trasmesso, ma in ultimo vorrei soffermarmi sull’importanza, a mio parere, di avere una persona di riferimento, che potremmo chiamare idolo, in tutte le pratiche umane sociali: un modello di vita a cui aspirare che con i suoi valori, le sue idee e il suo agire eticamente e moralmente in accordo alle nostre concezioni e agli standard morali della società, ci motiva costantemente rendendoci vogliosi di poter fare sempre meglio e di poter dare di più di ciò che abbiamo fatto e dato sino a quel momento. Il mio più grande idolo,nel basket come nella vita, è sempre stato Kobe Bryant, uno dei giocatori più forti dell’NBA( la principale lega professionistica di pallacanestro), la cui morte avvenuta una settimana fa ha sconvolto non solo tutto il mondo sportivo, ma tutta l’umanità: questo perchè i suoi insegnamenti sono stati così potenti da far capire a me, come a tutto il resto del mondo, che certi valori vanno al di là di una palla e di una palestra, che certi sacrifici,anche se enormi, vale la pena farli per diventare quello che si vuole, ma soprattutto che un ragazzo come tanti può diventare, proprio grazie ai tantissimi valori e sacrifici, una delle più grandi leggende umane.
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