I protagonisti della propria esistenza
Chi non ha mai desiderato battersi per ciò che ama, ama solo a metà. Chi vuole divenire un guida per gli altri deve a lungo passare per il loro più temibile nemico. (E. Mounier – L’affrontamento cristiano).
Mounier parla di due atteggiamenti da avere per realizzare la propria vocazione: l’affrontamento, quindi la capacità di non subire la propria storia di vita, ma di affrontarla con parresia (non ho paura di portare avanti ciò in cui credo); questo affrontamento è poi frutto dell’impegno (engagement), qualità fondamentale per la realizzazione della vocazione. Non si può realizzare la vocazione senza l’impegno.
Questo atteggiamento di parresia, il dover dire la verità con franchezza, è fondamentale in una relazione educativa. L’educatore non deve essere infatti complice dell’educando, non deve giustificarlo e assecondarlo, ma permettergli la riflessione davanti ai suoi sbagli.
Ci vuole impegno e costanza e anche positività. È infatti l’educatore che, all’inizio della loro relazione, immagina il futuro dell’educando, aiutandolo poi a scoprire gli strumenti per sognarne uno da solo.
Tanto importante quanto il sognare è la capacità di realizzarlo. Anche qui la presenza dell’educatore è essenziale. L’educando, spesso perso e disorientato, ha bisogno di riscoprire i suoi punti di forza, oltre che accettare i propri limiti.
Come ci ricorda Mounier, bisogna talvolta diventare suo nemico, prima che compagno. Bisogna dirgli dei “no”, giustificandoli con dei “si” alternativi, bisogna metterlo davanti alla realtà, non costruirgli dei muri per allontanarlo e proteggerlo, non bisogna sempre seguire ciò che lui vuole, perchè spesso i suoi desideri non coincidono con il bene e il buono.
Seguendo questi due atteggiamenti si permette all’educando di passare dal si anonimo al se autentico. Il si anonimo è quello impersonale, del si dice, si pensa, tutti quanti pensano questo e fanno in questo modo. La vocazione converte questo si, in un se. Non ci si omologa a quello che si dice, si pensa e si fa, ma si diventa protagonisti della propria esistenza. Questo è uno dei compiti dell’educatore.
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